sabato 14 maggio 2011

Una poltrona per due

Una poltrona per due: no, non sto pensando al film e non voglio parlare nemmeno di una sola poltrona, ma il titolo mi sembrava divertente. In realtà oggi ho voglia di parlare di un rifugio per due, un posto dove siano protagoniste le poltrone. Ed ecco spiegato il legame con il film, o almeno, con il suo titolo.

Il luogo che ho in mente è un piccolo angolo della casa, da ricavare nello studio, nel salotto, in cucina, anche nell’ingresso se è abbastanza spazioso; un angolo confortevole, non necessariamente illuminato dalla luce naturale, ma intimo e raccolto quanto basta.

In questo angolo, io troverei rifugio tutte le volte che dovessi sentirmi in disaccordo con il mondo, tutte le volte che dovessi percepire tristezza, delusione, paura. Per sentirmi al sicuro, al riparo; ma non da sola: con un’altra persona, una soltanto, quella che in quel momento reputo la più importante, la più adatta. Perché se si è in due in certi momenti, la sensazione di sentirsi davvero “a casa” è sicuramente più forte.

Dunque in questo angolo, perché sia l’emblema di ciò che considero accogliente e caloroso, sistemerei due poltrone, non proprio una di fronte all’altra, ma affiancate e leggermente inclinate a guardarsi, in modo che i due occupanti possano stare vicini, ma senza imporre necessariamente discorsi, parole, sguardi; che a volte non servono. Ma senza nemmeno impedirli, perché invece a volte servono eccome.

E poi sistemerei due lampade da terra, una per poltrona, per illuminare indipendentemente lo spazio privato (ma condiviso) di ognuno. Successivamente passerei a sistemare un piccolo tavolino rotondo tra le due poltrone, per appoggiare libri, riviste, qualche bicchiere da sorseggiare; e infine coronerei il tutto con un pouf morbido, davanti alle poltrone, ma in mezzo a loro, tutto da condividere allungando le gambe insieme.

Naturalmente un bel tappeto dovrebbe delimitare la zona, creando un confine valicabile soltanto da chi decido in quel momento. Una zona di relax, di piacere, di conforto.

Basterebbero due poltrone come le Antares: grandi, accoglienti al punto giusto, morbide; un invito ad abbandonarsi e a lasciare tutto il resto fuori da quel perimetro, disegnato con un tappeto.


Anche due poltrone Lucky potrebbero costituire il contesto ideale: la loro particolare forma asimmetrica infatti potrebbe simboleggiare significativamente la chiusura verso una parte del mondo, ma l’apertura verso un’altra, che in quel momento potrebbe essere la persona scelta per accompagnare un particolare momento; inoltre il poggiapiedi della stessa serie, sarebbe perfetto per sostituire quell’ipotetico pouf del mio sogno.


Ma a voler eliminare il pouf e avendo a disposizione uno spazio un po’ più grande, due chaise longue come le Casanova sarebbero perfette: comode, ergonomiche, adatte già dal colpo d’occhio ad accogliere e a proteggere. In tutte le accezioni dei termini.


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