Una sottile soddisfazione.
La "sottile soddisfazione" è quella di fare un piccolo reportage fotografico su dei pezzi di storia dell'arredamento, ed in particolare mi riferisco alla soddisfazione di "fare cultura" indipendentemente dalla finalità commerciale del mio lavoro, dedicando un po' di tempo alla stesura di qualcosa che probabilmente non ci farà vendere neanche "un ripiano in più", ma che un lettore ovunque in Italia possa trovare interessante ed utile.
Speriamo di riuscirci ;-)
Dall'antico al moderno.
Da un punto di vista artistico la sezione dedicata ai mobili del Settecento ed Ottocento italiano è quella che mi ha scuscitato più emozioni. Da sempre, nei miei approcci all'arte, sia essa figurativa o musica, ho sempre visto nel virtuosismo un metro di giudizio...e di virtuosismo vivono questi pezzi unici.
Il virtuosismo non è solo nella qualità e nello stile degli intagli, negli arazzi di Beauvais, nelle dorature, nella decorazione, nell'intarsio, nella scelta dei materiali; il virtuosismo dei maestri artigiani che hanno creato queste opere lo si vede anche nelle proporzioni "moderne" delle misure, sia a livello di estetica che di ergonomia.
Virtuosismo progettuale ed esecutivo che si tramuta in ricchezza: quello che in epoche precedenti poteva essere realizzato con legno dipinto viene ora realizzato con legno intagliato e con dorature perfezionate e con un alto perfezionamento dell'intaglio e dell'impiallacciatura, di cui le opere di Giuseppe Maggiolini sono un esempio emblematico.
Lascio ai più interessati il piacere di scoprire alcuni dettagli nella galleria fotografica indicata anche qui sotto, ma devo far notare due aspetti per me singolari ed importanti.
I cassettoni od il comodino di Maggiolini ci mostrano come l'impiallacciatura sia un tecnica "nobile" per il mobile in legno. Alcuni clienti inorridiscono letteralmente all'idea del mobile impiallacciato dopo anni di imbonitori televisivi che decantano le doti del mobile in massello, ingenerando un'errata concezione del mobile in legno come mobile 100% massello. Il "povero" Maggiolini si sentirebbe anzi offeso nel vedere che a volte la sua arte sublime verrebbe interpretata come "inferiore" perchè dei venditori da strapazzo hanno per anni parlato a torto di mobili in massello per spingere la loro "robaccia": perdonatemi lo "sfogo" ma a volte ci troviamo anche noi a fare i conti con questa disinformazione che ha diffuso una luce negativa sull'impiallacciatura, che non è buona o cattiva, bensì è solo una tecnica costruttiva, come il contrappunto! ;-)
Una nota infine sulle ultime due immagini qui sotto, il mobile a due corpi e la sala da pranzo di Lodovico Pogliaghi. Si tratta di un esempio singolare di "classico del classico" nel mobile. Mi spiego: si tratta di mobili dell'ottocento realizzati ad imitazione di mobili seicenteschi...ed in fondo è proprio così che qualunque cosa diventa "un classico". Tantissimi mobili antichi sono andati persi, mentre un comò di Maggiolini è rimasto per i posteri; tantissimi dischi degli anni '60 sono andati ed andranno persi, mentre Sergent Pepper dei Beatles rimarrà per sempre. Il tempo è il giudice di ogni arte in fondo, anche dell'arredamento artistico.
Ecco quindi una personale selezione dei pezzi più interessanti di questa sezione del Museo (a mio modesto parere):
Console, serie di poltrone e divano, tutti di bottega lombarda in legno intagliato e dorato.
Cassettone e comodino di Giuseppe Maggiolini del 1785 in legno impiallacciato ed intarsiato; sgabello a tripode di Giocondo Albertolli del 1784 in grafite; cassettone, tavolo, tavolino da gioco e scrivania di Giuseppe Maggiolini, pezzi studiati e costruiti a cavallo fra il Settecento e l'Ottocento, testimonianze della maestria nell'intarsio.
Mobile a due corpi in legno intagliato ed impiallacciato e sala da pranzo di Ludovico Pogliaghi, del 1886, in legno di noce intagliato.
Le immagini più grandi e le descrizioni dettagliate.
Ecco quindi la raccolta di immagini scattate domenica al Museo del Castello Sforzesco, con le didascalie dettagliate per i più interessati:
- I mobili classici del Settecento ed Ottocento
Le didascalie sono state ricopiate dai cartelli esposti sotto alle opere esposte: ringraziamo gli autori ed i responsabili del museo del Castello Sforzesco di Milano a cui va tutto il merito del lavoro svolto.
Il mobile classico nel 2008, nei negozi.
Perdonate a questo punto la nostra seconda parentesi pubblicitaria per segnalare come, a distanza di secoli, una tradizione così lunga ed importante si sia trasformata in mobili commerciali, accessibili ai più, che prendono spunto dai mobili classici per offrire però un modo moderno di vivere la casa.
Ecco quindi le camere ed i letti classici ed i complementi d'arredo classici.
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Prossimamente, appena possibile, la terza ed ultima puntata di questa serie con alcuni "classici" del design moderno.
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